Joe Strummer muore il 22 dicembre 2002 nella sua
casa di Broomfield, Essex, subito dopo aver portato fuori i suoi cani.
Chitarrista e cantautore, leader degli 101'ers, di
cui fu fondatore e membro, dei Pogues e
soprattutto dei Clash. A portarlo via, a
soli cinquant’anni, è un infarto dovuto a una malformazione cardiaca che si
scoprirà solo con l’autopsia. Fondati nel 1976, i Clash si sono sciolti nel
1985. Disse Strummer: “Ci sono tante cose che possono distruggere un gruppo:
l’ego, l’alcol, la droga e le donne. E noi cademmo vittima di tutte.” Segue una
carriera come autore di colonne sonore e attore che gli porterà soddisfazioni
personali ma non più il successo planetario dei Clash. Continuerà l’esperienza
musicale coi Mescaleros,
gruppo che formò nel 1995 e
con cui lavorò fino alla morte, ma di fatto scompare dalla ribalta portandosi
dentro il rimorso di avere distrutto una delle migliori band del secolo.
Si chiamava in
realtà John Graham Mellor, Strummer (strimpellatore) è solo il soprannome che
egli stesso si da per la sua tecnica chitarristica piuttosto rozza. Quando sale
su un palco per la prima volta, infatti, sa suonare a malapena le quattro corde
di un ukulele. Il suo idolo Sid Vicious dei Sex Pistols non sa suonare nemmeno
quelle e imbraccia una chitarra non collegata all’amplificatore.
Le sue straordinarie doti di performer e una voce
roca, graffiante e versatile gli bastano per procurarsi da mangiare come
suonatore di strada, dopo aver abbandonato il collegio ed essere stato espulso
dall’istituto d’arte Newport Art School il cui preside non gradisce una sua
scultura fatta di assorbenti interni usati.
Strummer imparerà a suonare strada facendo, da musicisti formidabili come
il violinista folk Tymon Dogg e Nick
Headon, il batterista dei Clash nonché
unico componente con una reale preparazione musicale. Oggi, con l’industria
discografica che si alimenta dalle ferree selezioni del talent show, questo ha
dell’incredibile.
in cambio di 120 sterline, Strummer sposa nel 1975
la sudafricana Pamela Moolman, in modo che lei possa ottenere la cittadinanza
britannica. Acquista così la Fender
Telecaster del 1966 nera (poi coperta di adesivi) con
tastiera in palissandro che lo accompagnerà per tutta la carriera. La chitarra
è oggi un best seller tra le replica, e sono disponibili anche le riproduzioni degli
adesivi.
In quegli anni
Strummer scopre l'esistenza di un mondo musicale che stava cominciando a
formarsi, e a cui lui avrebbe preso parte pienamente, il punk.
I Clash, formati da Joe Strummer
(voce, chitarra ritmica), Mick Jones
(chitarra solista, voce), Paul Simonon (basso, voce) e Nick
"Topper" Headon
(batteria), legano la loro identità alla condizione giovanile proletaria
inglese, invocano una presa di coscienza dei kids, pretendono il
riscatto delle nuove generazioni, denunciano il vuoto e le sofferenze nelle
quali sono costretti a vivere. I loro messaggi sono diretti e in fondo anche
positivi nella loro rabbia, a differenza del nichilismo senza via d'uscita
espresso dai Pistols.
London Calling è la
consacrazione mondiale che porta i Clash all’apice del successo sulle due
sponde dell’Atlantico. Strummer, che
incarna ormai il musicista di sinistra duro e puro, sempre schierato coi
giovani e coi deboli, rimane lucido. Guarda già alla prossima tappa e capisce
che il movimento punk è ancora vivo ma la musica punk non è più il suo unico
linguaggio. Nato ad Ankara da un diplomatico britannico e cresciuto al Cairo e
Città del Messico, intuisce che i
bianchi devono imparare dai neri a suonare e a ribellarsi (come canta in White Riot). Quei neri, caraibici e
africani, con cui ha incrociato percorsi e destini e con cui ha condiviso cibo,
case occupate e interminabili scorribande notturne. Nasce così il triplo album
“Sandinista”, sigla FSLN1 nel
catalogo CBS, da Frente Sandinista de Liberación Nacional, uno degli album più
importanti della storia del rock. Le sue incursioni nei linguaggi reggae, dub, jazz, rap, rock, valzer, calypso sono
eclettiche, profonde e aggraziate e elevano il disco accanto a Sgt. Pepper’s dei Beatles (1967) che col
sitar di Ravi Shankar avevano inventato la world music. Non mancano i brani
completamente politici, tra i quali spicca certamente Washington Bullets,
fortissima denuncia verso il coinvolgimento statunitense
nell'America Centrale ed
in Sudamerica (in
particolare a Cuba ed
in Cile), a
loro parere di chiaro stampo fascista. Sandinista!, che ancora oggi è un’esperienza
di ascolto memorabile, prese alla sprovvista molti fan, tra cui il futuro
leader dei Nirvana Kurt Cobain che non mancò di criticare un album che avrebbe
voluto “più punk”.
Oggi, padre di un
adolescente, mi rendo conto di essere stato anch’io punk. Senza saperlo.
Insieme a tutta la mia generazione compressa tra quella precedente, molto più
militante, e quella successiva, molto più svelta e affarista. Una generazione
che stentava a trovare il suo posto, che viveva nella perenne attesa che
succedesse qualcosa, per poi raccogliere solo delusioni come la caduta del muro
di Berlino e la successiva guerra in Bosnia.
Bravissimi solo a sgattaiolare fuori dalle nostre case, scuole e
università dove non veniva mai detto niente che potesse minimamente riguardarci
per schiacciarci, nel vero senso della parola, gli uni agli altri attorno alla
musica, o su una panchina.
Non c´è un gruppo di cui oggi senta la mancanza
più dei Clash e un cantautore di cui si senta la mancanza più di Strummer. La
sua reputazione è in costante ascesa. La Strummerville Foundation, voluta da
familiari e amici diffonde il suo legato musicale e sostiene progetti artistici
giovanili. ”Il futuro non è scritto - Joe Strummer” del regista britannico Julien Temple (2007) è un film-documentario pluri-premiato che
racconta la sua vita. Il 21 maggio 2013 la municipalità di Granada, città che
lui aveva citato in Spanish Bombs (London Calling) gli ha dedicato una
piazza. Lo strimpellatore avrebbe sicuramente gradito questo omaggio un po’
malizioso a un occupatore di case. Conosce molto bene la Spagna, ci va più
riprese tra il 1985 e il 1997, gli sembra di trovare nella società post-franchista lo stesso terreno fertile che
aveva fatto nascere il punk in Inghilterra. A Granada ci va depresso e
devastato dal rimorso per aver
licenziato l’altro compositore dei Clash, Mick Jones, causando di fatto
lo scioglimento della band. Ci va alla ricerca della tomba di Federico Garcia
Lorca, e anche di una Dodge 3700 GT acquistata a Madrid e poi lasciata in un
parcheggio del quale il mattino successivo non ricorda più nulla. Nonostante
l’aiuto dei fans spagnoli, mobilitati dai suoi appelli, la Dodge non sarà mai
più ritrovata.
Nel 2003 i Clash sono ammessi, con un discorso di
the Edge degli U2, nella Rock’n Roll Hall of Fame.
Nel novembre del 2009 la stampa riferisce che nel
consiglio comunale di Tonara (NU)
è stato proposto di dedicare una via a Joe Strummer, sarebbe stato il primo
caso in Italia di intestazione di una via cittadina a un personaggio del punk.
Poco tempo dopo, l'assessore ai lavori pubblici smentisce la notizia.
Il 4 luglio 2013 il comune di Bologna dedica l'Arena Parco Nord a
Joe Strummer, che proprio in quella location si esibì in uno dei suoi ultimi
concerti nel 1999.
Anche se non bisognerebbe mai farlo, viene da
chiedersi come avrebbe guardato oggi Strummer a quel mondo che con
l’espressione del suo talento e la sua integrità aveva reso un posto
leggermente migliore in cui vivere. Avrebbe cantato “Rock the Casbah” a Baghdad? Avrebbe suonato ai funerali degli
adolescenti negri uccisi dalla polizia in USA? Avrebbe lavorato al programma
culturale di qualche governo illuminato, che oggi bisognerebbe probabilmente
cercare in America Latina, come aveva fatto Frank Zappa con Vaclav Havel nel
1990 a Praga?
E cosa avrebbe
detto Strimpellatore dopo la sparatoria al Bataclan di Parigi? Dove
rivolgerebbe il suo sguardo caustico, ma generoso, di fronte all’inguardabile
agonia di questa nostra civiltà? Agonia che lui aveva intravisto, solo più
composta, meno oscena, meno barbara. Avrebbe probabilmente aperto la finestra
per ascoltare il frastuono notturno della città di Londra. Questo era
sufficiente, diceva, per scrivere una buona canzone. “Perché le canzoni sono là
fuori”.
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