Cuchillas ciegas (lamette cieche)

18/01/11

Nel settembre 1998 decisi di andare vivere a Cuba. Inseguivo lo slogan “Almeno una volta nella vita bisogna vivere l’utopia”.
Guantanamo, città senza qualità, è per me una miniera d’oro: Il quartiere- modello Caribe scimmiotta Brasilia, così Ordine e Progresso. E così Spaccanapoli, tutte quelle collane di biancheria stese dai grattacieli tropicali. Al Caribe c'è la capsula spaziale Soyuz 13 con cui il guantanamero Tamayo Mendez volò nello spazio nel 1975 insieme ai Sovietici. Sta sprofondando nel pavimento, non è abbastanza robusto per il suo peso. Immagine realistica e simbolica di un atterraggio rude. L’unico semaforo di Guantanamo è un Westinghouse di produzione statunitense che funziona da oltre cinquant’anni anche se ormai nessun automobilista comprende più la sua logica. Guantanamo è soprattutto la leziosa Fama, la statua annunciatrice delle buone e cattive notizie che dalla cupola del Palacio Salcines con la sua clarina volge il viso al tramonto polveroso formando l’immagine assoluta dello struggimento.
Anche nelle utopie ci sono le esigenze pratiche. Avevo finito le lamette da barba e non sapevo dove comprarle. Ci avevo ormai rinunciato, dopo tutto i barbieri cubani sono così economici e divertenti. Un giorno, mentre salivo le scalinate del mercato della frutta (altra opera di Salcines), vidi una giovane donna cieca che vendeva proprio quello che andavo cercando: teneva sul palmo della mano undici lamette che venivano chissà da dove. Così sottili, si erano probabilmente infilate in qualche feritoia del mercato nero. Voleva cinque pesos cubani ciascuna e ne aveva undici.
Io mercanteggio sempre, è un’abitudine. Non è per i soldi, il denaro risparmiato lo spendo comunque molto presto. Contrattare mi diverte, è un modo molto diretto per dialogare con le persone.
“Le prendo tutte undici, però mi fai cinquanta pesos”. Pensai che avesse accettato, perché iniziò a contare le lamette sul palmo della mano aperta. Invece, ne mise dieci sulle dita e ne tenne una al centro del palmo: non aveva capito la mia proposta. Rimasi in silenzio per un momento, pensando se non fosse il caso di rinunciare. Presi molto delicatamente il dorso della sua mano e iniziai a spostare le lamette verso il polso. Non volevo fare nessun gesto che potesse farle pensare che stessi approfittando della sua cecità. Posai le monete sul suo palmo e iniziai a contarle. Lei annuiva con la testa ogni volta che contavo. Dopo le monete, cominciai a contare anche le lamette. Le passavo sulla pelle del palmo (erano incartate) affinché lei le sentisse.
Un venditore di fiori che aveva seguito la scena e il nostro reciproco imbarazzo si avvicinò e prese il polso della donna. Disse: “Lui ti da cinquanta pesos e vuole tutte le lamette, cioè ti sta chiedendo di regalargliene una.” La donna non rispose. Credo che semplicemente non fosse preparata a separarsi dalle undici lamette in un colpo solo. Il venditore di fiori attese qualche attimo poi prese l’undicesima lametta la mise sulle altre dieci. Lei lasciò fare. Lui sollevò il mazzetto di lamette e iniziò a contarle. Quando ebbe finito, io contai nuovamente il denaro sulla sua mano e presi le lamette. Le dissi “…muchas gracias…” e strinsi brevemente la mano su cui si era svolta la trattativa. Era morbida, asciutta e piuttosto fredda. Sentimmo per la prima volta la sua voce: “…Ritorna quando le hai finite, sono qui quasi tutti i giorni…” e vedemmo un suo lieve sorriso. Senza pensarci e senza volerlo, portai il dorso della sua mano sulla mia guancia e le feci sentire la barba. “Ecco perché ne compri così tante” fu il suo commento.
Provai stupore per il mio stesso gesto.

Andai a provare le lamette, già udivo lo scricchiolare del filo tagliente sulla mia barba.
Arrivai al mio portone, ma lo superai di un isolato per dare prima un’occhiata alla Fama. Rimasi a fissarla parecchi minuti e mi sembrò che il suo volto fosse ringiovanito e fosse diventato quasi infantile.
Sapevo già, ma solo vagamente, che per vivere a Cuba avrei dovuto mobilizzare dentro di me energie nuove. Quel giorno iniziai a capire quali.