Mishal

13/08/15


 
 


Sono convinto, naturalmente non ne ho le prove, che finisco per incontrare realmente i personaggi dei libri che mi sono piaciuti.

Solo per restare agli incontri più recenti, ho incontrato Mishal Sufyan, la ragazzina terribile de "I Versi Satanici" di Salman Rushdie. Mishal che a Londra, per mortificare la madre indiana, indossava solo pigiami con l'immagine di Bruce Lee. E di giorno “portava i capelli cortissimi e permetteva ai propri capezzoli di premere contro camice scandalosamente aderenti”. Era nella reception di un albergaccio vicino a Heathrow, nel pieno di un quartiere indiano. L’albergo esattamente identico a quello che, nel libro, gestisce la sua famiglia. Tutto scale strette, angoli oscuri foderati di moquette, odore di zenzero. Una Red-Bull nella mana sinistra, il suo smartphone in quella destra. Ho incrociato i suoi occhi scuri solo per una manciata di secondi mentre mi allungava la chiave della stanza. È restata del tutto del tutto immobile e muta, se non per un impercettibile segno del capo quando le ho detto: “ho parcheggiato la mia macchina qui davanti, è una 500 rossa...”. Le ultime tre parole pronunciate in un lieve bisbiglio. E´ tornata subito a rovesciare la sua chioma brillante sullo smartphone.

Sotto forma di un cliente belga ho conosciuto, solo telefonicamente, Hal Valance. Il cinico produttore televisivo di Aliens Show dove Saladin Chamcha, attore indiano, recitava prima dell'incidente aereo che trasformerà lui e Gibreel Farishta nell’incarnazione del Bene del Male. Hal lo licenzierà successivamente: “I rilevamenti dell’audience rivelano che le minoranze etniche non guardano gli show etnici. Non li vogliono, Chamcha. Vogliono Dynasty come tutti gli altri. Il tuo profilo è sbagliato, capisci: con te dentro lo show diventa troppo razziale”. Proprio come faceva Hal anche il mio cliente usava in continuazione la parola “universo”. Mi spiegava come raggiungere …l’“universo” di clienti interessati ad un prodotto…quello è tutto un altro “universo”…“c’è tutto un universo là fuori, e lo dobbiamo prendere”.

Da questo libro controverso e formidabile vorrei incontrare adesso Pinkwalla, il dj cialtrone dell’ Hot Wax Club. Grottesco come il suo nome.

Troppo giovane o troppo distratto invece per Leni Gruyten. Lei aveva 48 anni nel 1973. Era la protagonista di “Foto di gruppo con signora”, di Heinrich Böll, premiato lo stesso anno con il Nobel. “Una delle poche donne che possono permettersi a 48 anni di portare una minigonna”. La lettura di questo libro mi guadagnò la stima eterna della mia professoressa di tedesco e l’esasperazione dei miei compagni di classe quando fui chiamato in cattedra a fare il riassunto di un libro di 428 pagine. Un minimo d’interesse solo quando Böll racconta come Leni avesse iniziato a conoscere l’orgasmo, non solo inteso nel senso mistico della sua educatrice suor Haruspika, ogni volta che da bambina metteva il piede su una pietra sconnessa del selciato davanti a casa sua.

 
 
 
 

Mishal

Sono convinto, naturalmente non ne ho le prove, che finisco per incontrare realmente i personaggi dei libri che mi sono piaciuti.

Solo per restare agli incontri più recenti, ho incontrato Mishal Sufyan, la ragazzina terribile de "I Versi Satanici" di Salman Rushdie. Mishal che a Londra, per mortificare la madre indiana, indossava solo pigiami con l'immagine di Bruce Lee. E di giorno “portava i capelli cortissimi e permetteva ai propri capezzoli di premere contro camice scandalosamente aderenti”. Era nella reception di un albergaccio vicino a Heathrow, nel pieno di un quartiere indiano. L’albergo esattamente identico a quello che, nel libro, gestisce la sua famiglia. Tutto scale strette, angoli oscuri foderati di moquette, odore di zenzero. Una Red-Bull nella mana sinistra, il suo smartphone in quella destra. Ho incrociato i suoi occhi scuri solo per una manciata di secondi mentre mi allungava la chiave della stanza. È restata del tutto del tutto immobile e muta, se non per un impercettibile segno del capo quando le ho detto: “ho parcheggiato la mia macchina qui davanti, è una 500 rossa...”. Le ultime tre parole pronunciate in un lieve bisbiglio. E´ tornata subito a rovesciare la sua chioma brillante sullo smartphone.

Sotto forma di un cliente belga ho conosciuto, solo telefonicamente, Hal Valance. Il cinico produttore televisivo di Aliens Show dove Saladin Chamcha, attore indiano, recitava prima dell'incidente aereo che trasformerà lui e Gibreel Farishta nell’incarnazione del Bene del Male. Hal lo licenzierà successivamente: “I rilevamenti dell’audience rivelano che le minoranze etniche non guardano gli show etnici. Non li vogliono, Chamcha. Vogliono Dynasty come tutti gli altri. Il tuo profilo è sbagliato, capisci: con te dentro lo show diventa troppo razziale”. Proprio come faceva Hal anche il mio cliente usava in continuazione la parola “universo”. Mi spiegava come raggiungere …l’“universo” di clienti interessati ad un prodotto…quello è tutto un altro “universo”…“c’è tutto un universo là fuori, e lo dobbiamo prendere”.

Da questo libro controverso e formidabile vorrei incontrare adesso Pinkwalla, il dj cialtrone dell’ Hot Wax Club. Grottesco come il suo nome.

Troppo giovane o troppo distratto invece per Leni Gruyten. Lei aveva 48 anni nel 1973. Era la protagonista di “Foto di gruppo con signora”, di Heinrich Böll, premiato lo stesso anno con il Nobel. “Una delle poche donne che possono permettersi a 48 anni di portare una minigonna”. La lettura di questo libro mi guadagnò la stima eterna della mia professoressa di tedesco e l’esasperazione dei miei compagni di classe quando fui chiamato in cattedra a fare il riassunto di un libro di 428 pagine. Un minimo d’interesse solo quando Böll racconta come Leni avesse iniziato a conoscere l’orgasmo, non solo inteso nel senso mistico della sua educatrice suor Haruspika, ogni volta che da bambina metteva il piede su una pietra sconnessa del selciato davanti a casa sua.