“Perché le canzoni sono là fuori”

21/12/15




 
Joe Strummer muore il 22 dicembre 2002 nella sua casa di Broomfield, Essex, subito dopo aver portato fuori i suoi cani. Chitarrista e cantautore, leader degli 101'ers, di cui fu fondatore e membro, dei Pogues e soprattutto dei Clash.  A portarlo via, a soli cinquant’anni, è un infarto dovuto a una malformazione cardiaca che si scoprirà solo con l’autopsia. Fondati nel 1976, i Clash si sono sciolti nel 1985. Disse Strummer: “Ci sono tante cose che possono distruggere un gruppo: l’ego, l’alcol, la droga e le donne. E noi cademmo vittima di tutte.” Segue una carriera come autore di colonne sonore e attore che gli porterà soddisfazioni personali ma non più il successo planetario dei Clash. Continuerà l’esperienza musicale coi Mescaleros, gruppo che formò nel 1995 e con cui lavorò fino alla morte, ma di fatto scompare dalla ribalta portandosi dentro il rimorso di avere distrutto una delle migliori band del secolo.
Si chiamava in realtà John Graham Mellor, Strummer (strimpellatore) è solo il soprannome che egli stesso si da per la sua tecnica chitarristica piuttosto rozza. Quando sale su un palco per la prima volta, infatti, sa suonare a malapena le quattro corde di un ukulele. Il suo idolo Sid Vicious dei Sex Pistols non sa suonare nemmeno quelle e imbraccia una chitarra non collegata all’amplificatore.
Le sue straordinarie doti di performer e una voce roca, graffiante e versatile gli bastano per procurarsi da mangiare come suonatore di strada, dopo aver abbandonato il collegio ed essere stato espulso dall’istituto d’arte Newport Art School il cui preside non gradisce una sua scultura fatta di assorbenti interni usati.  Strummer imparerà a suonare strada facendo, da musicisti formidabili come il violinista folk Tymon Dogg e Nick  Headon, il batterista dei Clash nonché unico componente con una reale preparazione musicale. Oggi, con l’industria discografica che si alimenta dalle ferree selezioni del talent show, questo ha dell’incredibile.
in cambio di 120 sterline, Strummer sposa nel 1975 la sudafricana Pamela Moolman, in modo che lei possa ottenere la cittadinanza britannica. Acquista così la Fender Telecaster del 1966 nera (poi coperta di adesivi) con tastiera in palissandro che lo accompagnerà per tutta la carriera. La chitarra è oggi un best seller tra le replica,  e sono disponibili anche le riproduzioni degli adesivi.
In quegli anni Strummer scopre l'esistenza di un mondo musicale che stava cominciando a formarsi, e a cui lui avrebbe preso parte pienamente, il punk.
I Clash, formati da Joe Strummer (voce, chitarra ritmica), Mick Jones (chitarra solista, voce), Paul Simonon (basso, voce) e Nick "Topper" Headon (batteria), legano la loro identità alla condizione giovanile proletaria inglese, invocano una presa di coscienza dei kids, pretendono il riscatto delle nuove generazioni, denunciano il vuoto e le sofferenze nelle quali sono costretti a vivere. I loro messaggi sono diretti e in fondo anche positivi nella loro rabbia, a differenza del nichilismo senza via d'uscita espresso dai Pistols.
London Calling è la consacrazione mondiale che porta i Clash all’apice del successo sulle due sponde dell’Atlantico. Strummer, che  incarna ormai il musicista di sinistra duro e puro, sempre schierato coi giovani e coi deboli, rimane lucido. Guarda già alla prossima tappa e capisce che il movimento punk è ancora vivo ma la musica punk non è più il suo unico linguaggio. Nato ad Ankara da un diplomatico britannico e cresciuto al Cairo e Città del Messico,  intuisce che i bianchi devono imparare dai neri a suonare e a ribellarsi (come canta in White Riot). Quei neri, caraibici e africani, con cui ha incrociato percorsi e destini e con cui ha condiviso cibo, case occupate e interminabili scorribande notturne. Nasce così il triplo album “Sandinista”, sigla FSLN1 nel catalogo CBS, da Frente Sandinista de Liberación Nacional, uno degli album più importanti della storia del rock. Le sue incursioni nei linguaggi reggae, dub, jazz, rap, rock,  valzer, calypso sono eclettiche, profonde e aggraziate e elevano il disco accanto a Sgt. Pepper’s dei Beatles (1967) che col sitar di Ravi Shankar avevano inventato la world music. Non mancano i brani completamente politici, tra i quali spicca certamente Washington Bullets, fortissima denuncia verso il coinvolgimento statunitense nell'America Centrale ed in Sudamerica (in particolare a Cuba ed in Cile), a loro parere di chiaro stampo fascista. Sandinista!, che ancora oggi è un’esperienza di ascolto memorabile, prese alla sprovvista molti fan, tra cui il futuro leader dei Nirvana Kurt Cobain che non mancò di criticare un album che avrebbe voluto “più punk”.
Oggi, padre di un adolescente, mi rendo conto di essere stato anch’io punk. Senza saperlo. Insieme a tutta la mia generazione compressa tra quella precedente, molto più militante, e quella successiva, molto più svelta e affarista. Una generazione che stentava a trovare il suo posto, che viveva nella perenne attesa che succedesse qualcosa, per poi raccogliere solo delusioni come la caduta del muro di Berlino e la successiva guerra in Bosnia.  Bravissimi solo a sgattaiolare fuori dalle nostre case, scuole e università dove non veniva mai detto niente che potesse minimamente riguardarci per schiacciarci, nel vero senso della parola, gli uni agli altri attorno alla musica, o su una panchina.
Non c´è un gruppo di cui oggi senta la mancanza più dei Clash e un cantautore di cui si senta la mancanza più di Strummer. La sua reputazione è in costante ascesa. La Strummerville Foundation, voluta da familiari e amici diffonde il suo legato musicale e sostiene progetti artistici giovanili. ”Il futuro non è scritto - Joe Strummer” del  regista britannico Julien Temple  (2007) è  un film-documentario pluri-premiato che racconta la sua vita. Il 21 maggio 2013 la municipalità di Granada, città che lui aveva citato in Spanish Bombs  (London Calling) gli ha dedicato una piazza. Lo strimpellatore avrebbe sicuramente gradito questo omaggio un po’ malizioso a un occupatore di case. Conosce molto bene la Spagna, ci va più riprese tra il 1985 e il 1997, gli sembra di trovare nella società  post-franchista lo stesso terreno fertile che aveva fatto nascere il punk in Inghilterra. A Granada ci va depresso e devastato dal rimorso per aver  licenziato l’altro compositore dei Clash, Mick Jones, causando di fatto lo scioglimento della band. Ci va alla ricerca della tomba di Federico Garcia Lorca, e anche di una Dodge 3700 GT acquistata a Madrid e poi lasciata in un parcheggio del quale il mattino successivo non ricorda più nulla. Nonostante l’aiuto dei fans spagnoli, mobilitati dai suoi appelli, la Dodge non sarà mai più ritrovata. 
Nel 2003 i Clash sono ammessi, con un discorso di the Edge degli U2, nella Rock’n Roll Hall of Fame.
Nel novembre del 2009 la stampa riferisce che nel consiglio comunale di Tonara (NU) è stato proposto di dedicare una via a Joe Strummer, sarebbe stato il primo caso in Italia di intestazione di una via cittadina a un personaggio del punk. Poco tempo dopo, l'assessore ai lavori pubblici smentisce la notizia.
Il 4 luglio 2013 il comune di Bologna dedica l'Arena Parco Nord a Joe Strummer, che proprio in quella location si esibì in uno dei suoi ultimi concerti nel 1999.
Anche se non bisognerebbe mai farlo, viene da chiedersi come avrebbe guardato oggi Strummer a quel mondo che con l’espressione del suo talento e la sua integrità aveva reso un posto leggermente migliore in cui vivere. Avrebbe cantato “Rock the Casbah” a Baghdad? Avrebbe suonato ai funerali degli adolescenti negri uccisi dalla polizia in USA? Avrebbe lavorato al programma culturale di qualche governo illuminato, che oggi bisognerebbe probabilmente cercare in America Latina, come aveva fatto Frank Zappa con Vaclav Havel nel 1990 a Praga?
E cosa avrebbe detto Strimpellatore dopo la sparatoria al Bataclan di Parigi? Dove rivolgerebbe il suo sguardo caustico, ma generoso, di fronte all’inguardabile agonia di questa nostra civiltà? Agonia che lui aveva intravisto, solo più composta, meno oscena, meno barbara. Avrebbe probabilmente aperto la finestra per ascoltare il frastuono notturno della città di Londra. Questo era sufficiente, diceva, per scrivere una buona canzone. “Perché le canzoni sono là fuori”.