"cosa da segretarie"

24/03/10

Lo ammetto, so veramente poco di rete e di computer. E non me ne vanto. Un fatto di mentalità, credo: preferisco usare gli oggetti che appartengono all’universo della meccanica e che si possono aprire, smontare e poi rimontare. E soprattutto che si possono vedere mentre funzionano. È anche un fatto generazionale: alla fine degli anni ottanta c’era a Bologna un mio amico che si era appassionato di computer e che passava le notti a navigare in internet invece che in osteria come me e gli altri amici. Internet era una cosa ancora molto rara a quei tempi. Quando mi raccontava che aveva visto questo, fatto quello e comprato quest’altro su internet io pensavo che si stesse bevendo il cervello come quelli che abusavano dei videogiochi. Insistevo perché tornasse con noi in osteria, ero convinto che un vizio praticato da soli fosse molto più pericoloso di uno praticato in compagnia. Un giorno mi venne a trovare e mi raccontò entusiasta di una grande novità, un nuovo motore di ricerca che funzionava a meraviglia. Ingenuamente, gli chiesi se era un motore diesel o benzina. Restammo amici, ma da lì in avanti lui evitò sempre questi argomenti con me. Prima di sapere cosa fosse in realtà un motore di ricerca (e di restarne un po' deluso), mi creai l'immagine fantasiosa del motore posato accanto al computer col tubo di scarico che passa attraverso la finestra.

All’inizio degli anni novanta lavoravo in un’azienda dove non c’era ancora la rete interna, per cui le prime mail che arrivavano all’unico indirizzo attivo venivano stampate e recapitate al destinatario con la posta interna. Ci volevano un paio di giorni. Giudicai quindi la posta elettronica un’invenzione senza futuro. E non ero il solo: ricordo molto bene che molti manager non volevano nemmeno  il computer sulle loro scrivanie, come prima non volevano la macchina da scrivere. Le lettere si dettavano alle segretarie che poi dovevano sottoporsi al rituale un po’ umiliante della correzione con la penna rossa. Io usavo la matita, mi sembrava più carino. I manager non volevano il computer, dicevano: “cosa da segretarie”.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Anch'io ho vissuto la fase di cui parli, nella quale il computer si nascondeva sulla scrivania...

Dario ha detto...

Naturalmente qui ho usato la chiave dell'ironia: non era realmente un atteggiamento generalizzato: però alcuni, non pochi, preferivano al computer lo scrittoio in pelle, un gadget di alta gamma ormai quasi scomparso.
Poi c'erano gli innovatori, veri pionieri che si battevano per far avanzare il nuovo. Oggi devo riconoscere che erano dei precursori ammirevoli. Allora invece ero tra quelli che sorridevano quando loro spiegavano che col computer si può fare praticamente tutto. Il commento più frequente era: "...quello pensa che basti schiacciare un tasto e tutto si risolve!"