Intervista (2)

19/06/12

Il suo è un romanzo pessimista?
No, si può raccontare una storia con brutale durezza e non essere pessimisti. Nel libro, intrecciati al dramma ci sono anche amore, umorismo e un lieto fine. Un lieto fine convinto, non un lieto fine d’ufficio.

E lei è pessimista?
A volte mi sento depresso, ma pessimista mai. Continuo a credere, contro tutto il mio buon senso, alla natura fondamentalmente buona dell’uomo. A causa di questo atteggiamento ho subìto un numero inimmaginabile di furti, anche nella tranquilla Bolzano, ma che importa.

Non ha mai pensato di lasciare il suo lavoro e dedicarsi a tempo pieno alla scrittura?
Sì che ci ho pensato, ma ho paura di impazzire definitivamente. Con l’età ho imparato che sto più scomodo ma molto più tranquillo sulla linea di confine, dove nessuno si aspetta niente di serio da me né da una parte, né dall’altra. Il lavoro mi tiene coi piedi per terra, la mia famiglia mi tiene coi piedi per terra e io li ringrazio molto per questo. 

Definisca il suo libro con tre aggettivi:
Ne bastano due: duro e beffardo.

Perché il suo romanzo è così corto? Se dovessi fare una critica, è proprio la brevità.
Scriveva Charles Bukowski che uno scrittore veramente degno di questo nome dovrebbe essere in grado di mangiarsi ogni singola parola che ha scritto. Per questo Crisantemi è breve, ma digeribile. Lei pensa che si possa mangiare Guerra e Pace e sopravvivere?

A quando il prossimo libro?
Attualmente mi sto dedicando al mio blog http://crisantemigalleggianti.blogspot.it invito i lettori a visitarlo. Nel cassetto di cui sopra c’è il mio secondo romanzo, questa volta una romantica storia d’amore.

Non mi dica!
Sarebbe stato troppo facile continuare sulla linea di Crisantemi. Ho voluto invece scrivere qualcosa che nessuno si aspetterebbe da me. E ho voluto scrivere qualcosa in onore delle donne, nel senso che ho lavorato per abituarmi al loro modo di leggere. Mi permetta di ringraziare il mio editore Giraldi di Bologna. Un piccolo, coraggioso, professionale editore.

Cos’è per Lei la scrittura?
La scrittura è il miele ed io sono l’orso: non c’è niente da fare, tutte le volte che ho provato a smettere di scrivere ho rischiato di diventare socialmente pericoloso.

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