Condannati in appello i dirigenti responsabili del rogo all’acciaieria Thyssen - Krupp di Torino (otto operai ustionati a morte da una fuoriuscita di olio bollente). Il PM di tante battaglie Raffaele Guariniello, che pure ha visto riconosciuto solo l’omicidio colposo e non quello volontario come in primo grado, l’ha definita “una sentenza epocale” che riconosce il dolo nel comportamento dei managers di una multinazionale straniera con stabilimenti in Italia.
Condannati i responsabili del crollo della Casa dello Studente all’Aquila (otto studenti morti sotto le macerie) e i baroni della Commissione Grandi Rischi che dalle loro poltrone ben pagate non hanno diramato l’allerta per il terremoto dell’Abruzzo che avrebbe permesso di salvare, tramite l’evacuazione, moltissime vite.
Salvata per adesso solo da un decreto del Governo Monti, di dubbia costituzionalità, la fabbrica dei tumori ILVA di Taranto. Rimane però sotto sequestro quell’acciaio pronto per la consegna che tanto preme alla proprietà e alla lobby industriale. I lavoratori della fabbrica e gli abitanti di Taranto devono per il momento incassare la sconfitta. Nella clamorosa latitanza delle autorità locali e nazionali il messaggio che passa è agghiacciante: “…meglio che muoiano di cancro che di fame... ”
Anche se le pene appaiono smisuratamente lievi rispetto alla gravità delle colpe, (quattro anni la pena più lunga inflitta dal Tribunale dell’Aquila) sembra farsi strada il principio che la legge è uguale per tutti, anche per gli intoccabili.
Col potere esecutivo e quello legislativo in coma profondo, sembra che al momento in Italia solo il potere giudiziario abbia ancora un’attività cerebrale. E ci dice attraverso le sue sentenze che non è più in Parlamento, ma nei luoghi di studio e di lavoro che va ricostruita la nostra democrazia.
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